Articolo pubblicato su “La Sestina”, il quotidiano online della Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. (Crediti copertina: Milano Post)
Una vicenda torbida, l’ennesima, per l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Per 7 anni il Cral, il circolo ricreativo per i dipendenti, avrebbe guadagnato quasi 500mila euro dalle macchinette del caffè abusive installate in ospedale. Dai fascicoli depositati in Tribunale emerge come il circolo avrebbe lucrato intestandosi tra l’aprile del 2011 e il gennaio dell’anno scorso i 36 distributori, 24 di bevande calde e 14 di snack.
La vicenda – Stando all’inchiesta, non ci sono documenti che attestino la concessione per l’installazione e la gestione delle macchinette. «Manca la prova di qualsiasi rapporto contrattuale tra il Fatebenefratelli e il Cral», scriveva il giudice Rosita d’Angiolella già nel 2017. Tuttavia i distributori sono rimasti lì per anni, a riscuotere i soldi di un affare quasi perfetto: non venivano pagate l’elettricità né l’acqua consumate dai distributori perché a carico dell’azienda ospedaliera.
Le cose iniziano a cambiare nel gennaio del 2016, con il cambio ai vertici dell’ospedale. Sotto la guida del direttore generale Alessandro Visconti arriva la denuncia relativa all’abusivismo nelle aree ristoro del nosocomio. I legali del Fatebenefratelli, guidati dall’avvocato Sergio Carnevale, chiedono al Cral di pagare 475.125 euro come risarcimento danni per l’installazione abusiva, 101.821 per danno emergente provocato dal consumo di energia e 307.303 per lucro cessante. Attualmente sono iniziati gli sgomberi delle macchinette abusive e l’insediamento del gruppo vincitore del bando pubblicato nel 2016 per l’assegnazione degli spazi e la gestione.
Il precedente – Il Cral è stato creato con lo scopo di promuovere attività sociali e culturali ed è da sempre una costola dell’attività sindacale dell’ospedale. Attualmente, il gruppo conta oltre 400 iscritti che pagano 15 euro all’anno come quota d’iscrizione. Nel 2009, sette sindacalisti alla guida del circolo ricreativo furono coinvolti in presunte irregolarità circa spese non documentate. Una settimana bianca che superava i 6mila euro, regali per 5mila euro, serate teatrali del valore di 1.839 euro e ancora spese per multe, ricariche e rifornimenti di carburante. Tutte presunte spese ingiustificate già contestate dieci anni fa dai revisori dei conti.
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L’amore fuori dalla corte regale esiste. Come nelle fiabe più suggestive, anche nella realtà le unioni tra regnanti e commoner, come vengono definiti i non-nobili, hanno contraddistinto le vicende delle casate reali più importanti del mondo. L’ultimo ad aver trovato consorte al di fuori dell’etichetta è stato il re di Thailandia Rama X, che ha annunciato alla vigilia della sua incoronazione a guida suprema dell’arcipelago di aver sposato Suthida, arruolata nella Guardia Reale nonché ex-hostess della compagnia di bandiera nazionale Thai Airway.
Rivoluzione asiatica – Un matrimonio, quello ufficializzato a Bankgok, che si affianca alla rivoluzione avvenuta nella più antica casa reale in carica, quella del Giappone. È notizia di pochi giorni fa, infatti, il cambio al trono del regno del crisantemo, con Akihito che ha abdicato per motivi di salute in favore del figlio Narohito. Una decisione storica che apre alla rewa, la “nuova era” del Paese del Sole Levante anche in termini di relazioni. Il successore di Akihito, anch’egli legato alla figlia di industriali Machiko, è sposato dal 1993 con l’ex-diplomatica Masako, oggi imperatrice.
L’Imperatore del Giapponese Naruhito e l’Imperatrice consorte Masako insieme alla figlia, la Principessa Aiko
In una fase della relazione, Masako, definita dalla stampa giapponese come “la principessa triste”, cadde in depressione anche a causa della stringente etichetta e dell’isolamento della corte. Oggi le cose vanno meglio e la neo-imperatrice ha superato ogni problematica cortigiana e personale e ormai le tradizioni regali sembrano attenuate. La loro nipote, infatti, la principessa Mako, ha deciso di seguire le orme della zia Sayako: entrambe sono legate a borghesi. La prima sposerà tra un anno il suo compagno, un impiegato di uno studio legale di Tokyo; la seconda è sposata dal 2005 con un funzionario pubblico con il quale vive in una casa nella capitale.
Sport, cultura e spettacolo – Gli incontri tra nobili e persone comuni avvengono nei contesti più disparati. Lo sport sembra essere uno di quelli in cui molti reali cadono in amore. Un caso su tutti vede l’unione dal 2011 tra il Principe Alberto di Monaco e l’ex-nuotatrice sudafricana Charlene Wittstock, conosciuta durante una gara natatoria. Oggi la coppia regna sul principato e hanno dato alla luce due gemelli, Jacques e Gabriella.
Filippo e Letizia di Spagna
Meno famose, invece, ma comunque legate allo sport le vicende sentimentali di due regni scandinavi, quello di Svezia e quello di Danimarca. Nel primo caso, l’erede al trono svedese, la Principessa Vittoria, si innamora di Daniel Westling, ingaggiato come personal trainer di corte e finito per passare dai pesi al titolo di Duca. In Danimarca, furono cruciali le Olimpiadi di Sidney 2000. È lì che l’erede al trono della corona danese, il Principe Frederik, incontrò Mary Elizabeth, sua moglie dal 2003, presentandosi sotto mentite spoglie come “Fred”.
I retroterra delle dolci metà regali includono anche il mondo dello spettacolo e della cultura. Indimenticabile il ricordo di Grace Kelly, volto iconico e malinconico, passata dal sole californiano di Hollywood a quello della Costa Azzurra, dove fu Principessa consorte di Ranieri III di Monaco. Da romanzo anche l’incontro tra il Re di Spagna Filippo e la Regina Letizia. I due si incontrarono in Galizia, dove lei era inviata come giornalista della Cnn per raccontare un disastro ambientale provocato da una perdita di petrolio, con il Principe accorso per far visita alla popolazione colpita dall’incidente.
Il caso Windsor – Sempre sul filo del rotocalco, invece, le vicissitudini amorose in casa Windsor. Non è un caso, infatti, se le cronache della famiglia reale inglese hanno ispirato la pluripremiata serie “The Crown”. Il lato più apprezzato dai giornali scandalistici d’Oltremanica inizia con Edoardo VIII, che nel 1931 rinunciò al trono di San Giacomo per continuare il suo matrimonio con l’americana dal passato tormentato Wallis Simpson. Famosa la frase che la stessa Simpson disse sulla devozione del Re: «How can a woman be a whole empire to a man?», «Come può una donna valere più di un impero per un uomo?».
Edoardo VIII (a destra) e Wallis Simpson
Da lui fino a Carlo e Diana, la cui storia è arcinota, il legame tra nobili britannici e comuni mortali è continuato proprio con i figli di Lady D: l’arrivo all’altare nel 2011 di William e Kate. I due si incontrarono nelle aule della prestigiosa Università di St. Andrews, in Scozia, dove i due studiarono e iniziarono una relazione decennale convolata nelle nozze dal forte appeal mediatico all’abbazia di Westminster. La Middleton, figlia di una famiglia legata al mondo degli affari e della politica, oggi è duchessa di Cambridge e Principessa dell’erede al trono inglese, nonché madre dei principini George, Charlotte e Louis. La loro unione, sulla scia dell’amore popolare per Lady D., è riuscita a far accettare la cosa, seppure con le dovute riserve. Riserve che, invece sembrano al centro dei problemi della recente coppia di sposi, il fratello Harry e l’attrice yankee Meghan, che si dice essere osteggiata dalla stessa Regina Elisabetta.
Articolo pubblicato su “La Sestina“, il quotidiano online della Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi”
Come ogni anno il Festival di Cannes attira l’attenzione dei cinofili con la pubblicazione della locandina della kermesse sulla costa azzurra, giunta quest’anno alla sua 72esima edizione. Il poster rilasciato dagli organizzatori è un omaggio alla regista belga Agnès Varda, premio Oscar alla carriera nel 2018, scomparsa a Parigi lo scorso mese a causa di un tumore. Contornato di sfumature arancioni, l’artwork richiama le atmosfere estive di Pointe Courte, il film del 1955 che consacrò l’artista tra gli avanguardisti del nuovo corso del cinema francese. L’immagine cattura Varda in una rocambolesca sessione di riprese sul set della pellicola, prima delle tredici portate dall’autrice al Festival, presentata proprio a Cannes nel 1955. Non è ancora chiaro quali iniziative saranno dedicate alla regista durante questa edizione, né sono giunte anticipazioni riguardo proiezioni speciali dedicate.
Regista innovativa – Di Varda, è certo il contributo e il suo impegno nel e per il cinema. Nata a Bruxelles nel 1928 da madre francese e padre greco, Agnès inizia la sua carriera artistica a Parigi lavorando come fotografa al Théâtre national populaire, allora diretto da Jean Vilar. Nel tempo la passione e gli amori, quello tormentato con il costumista Antoine Boursellier, con cui ebbe un figlio poi riconosciuto dal suo secondo marito, quello della vita, il collega Jacques Demy, padre del suo secondo bambino. Eppure il tempo per Varda sembra essere trascorso in fretta, tanto che negli anni è rimasto inalterato il suo taglio di capelli “a caschetto”, marchio estetico inconfondibile, frutto di una decisione presa a 18 anni quando cambiò il suo nome da Arlette ad Agnès. Sempre libera, lei. Che dopo anni trascorsi a catturare l’immagine passa al movimento, girando a budget ridotto il suo primo lungometraggio, Pointe Courte, la pellicola che a detta dei critici apre al nuovo gusto francese in fatto di cinema. Ambientazioni semplici e suggestioni dal reale, vissute da personaggi che ricalcano un modo di essere che è linguaggio innovativo rispetto alla tradizione filmografica precedente.
La pellicola iconica – Lo stile del film è incentrato proprio su questa freschezza, di cui Varde si fa portavoce partendo proprio dallo stile smaliziato con una trama coinvolgente. Siamo nel quartiere di Pointe Courte a Sète (città nel sud della Francia dove la stessa Varde si trasferì con la famiglia ndr), una coppia di sposi, interpretata da Silvia Monfort e Philippe Noiret, vanno in vacanza nel paese di lui, esplorando il loro amore fragile e mettendo in discussione un matrimonio con qualche problema. La scenografia è contraddistinta da ambientazioni mediterranee in cui respirano umanità pescatori, donne vivaci e bambini intenti a giocare tra i gatti randagi. In 65 anni di creatività, l’omaggio di Cannes a Varda è doveroso e assume i contorni di una meditazione del pubblico sulla sua capacità di osare. Una qualità che proprio nella locandina di Cannes rivive e fa rivivere ciò che le valse la notorietà artistica, ponendola al centro delle sperimentazioni future del cinema francese, di cui rimarrà l’unica regista donna. Regista, prima di tutto.
Il Senato americano ha approvato una legge che sancisce il linciaggio come reato federale. La decisione mette fine a una pratica d’odio costata migliaia di vite soprattutto tra gli immigrati e le persone di colore. Non sono disponibili dati precisi sulle vittime perché le registrazioni dei casi sono iniziate soltanto a fine Ottocento, ma nel corso dei decenni diverse organizzazioni, come la National National Association for the Advancement of Colored People o il Tuskegee Institute, hanno registrato quasi 5mila vittime tra uomini, donne e bambini. Il tasso di impunità dei carnefici è del 99% per i casi registrati.
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Da alcuni giorni il padre di Matteo Renzi, Tiziano, e quello dell’attuale vicepremier Luigi Di Maio, Antonio, sono al centro delle polemiche dopo la pubblicazione di inchieste giornalistiche su presunti pagamenti in nero effettuati nelle rispettive aziende di famiglia.
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«Il valore del patrimonio artistico del Vaticano? Incalcolabile». A dirlo è Emiliano Fittipaldi, giornalista de L’Espresso che da anni indaga con le sue inchieste sugli scandali economici e non all’ombra della cupola di San Pietro, dopo che Papa Francesco ha dichiarato che «la Chiesa può vendere i propri beni per aiutare i poveri».
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